2º acto inicia-se na prisão onde Jacopo espera a sentença. É aí que tem uma visão de Carmagnola, como ele vítima da lei veneziana – uma visão que acaba por deixa-lo sem sentidos
Notte! Perpetua notte che qui regni!
Siccome agli occhi il giorno,
potessi almen celare al pensier mio
il fine disperato che m'aspetta!
Tôrmi potessi alla costor vendetta!
Ma, o ciel! . . . che mai vegg'io! . . .
(S'alza spaventato)
Sorgon di terra mille e mille spettri!
Han irto crin . . .
guardi feroci, ardenti!
A sé mi chiaman essi! . . .
Uno s'avanza! . . . ha gigantesche forme!
Il suo reciso teschio
ferocemente colla manca porta! . . .
A me lo addita . . . e colla destra mano
mi getta in volto il sangue che ne cola!
Ah! Lo ravviso! . . . è desso . . .
è Carmagnola!
Non maledirmi, o prode,
se son del Doge il figlio;
de'Dieci fu il Consiglio
che a morte ti dannò!
Ah! Me pure sol per frode
vedi quaggiù dannato,
e il padre sventurato
difendermi non può . . .
Cessa . . . la vista orribile
più sostener non so.
Notte! Perpetua notte che qui regni!
Siccome agli occhi il giorno,
potessi almen celare al pensier mio
il fine disperato che m'aspetta!
Tôrmi potessi alla costor vendetta!
Ma, o ciel! . . . che mai vegg'io! . . .
(S'alza spaventato)
Sorgon di terra mille e mille spettri!
Han irto crin . . .
guardi feroci, ardenti!
A sé mi chiaman essi! . . .
Uno s'avanza! . . . ha gigantesche forme!
Il suo reciso teschio
ferocemente colla manca porta! . . .
A me lo addita . . . e colla destra mano
mi getta in volto il sangue che ne cola!
Ah! Lo ravviso! . . . è desso . . .
è Carmagnola!
Non maledirmi, o prode,
se son del Doge il figlio;
de'Dieci fu il Consiglio
che a morte ti dannò!
Ah! Me pure sol per frode
vedi quaggiù dannato,
e il padre sventurato
difendermi non può . . .
Cessa . . . la vista orribile
più sostener non so.
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